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Gli Svevi

Gli Svevi per insegna avevano un’aquila di nero in campo di argento. L’argento fu sostituito con l’oro con Enrico VI e Federico II per indicare la dignità imperiale. Gli Svevi provenivano da un antico ducato (Svevia) del Sacro Impero Germanico; il primo duca fu Burcardo nell’anno 912, nel 1030 il ducato pervenne alla Casa di Hohenstaufen.
La prima arme sveva ebbe per insegna tre leoni di rosso ordinati in pila in campo oro. Con la morte di Tancredi e la partenza del piccolo Guglielmo III, ultimo erede degli Altavilla, i nobili napoletani ritengono inutile sottoporre il popolo partenopeo ad altre sofferenze ed inviano degli ambasciatori per trattare la resa con Enrico VI. Nel 1196 il re svevo entra in città e viene incoronato primo re di Napoli della Casa di Hohenstaufen. Il sovrano, memore delle umilianti sconfitte patite dalle suo esercito nel 1191 e nel 1193 da parte delle milizie napoletane, ordina l’abbattimento di parte delle mura della città.
Nasce così l’odio dei Napoletani verso gli Svevi, le mura rappresentano un simbolo ma, soprattutto, erano state per secoli un baluardo a difesa di una città dedita ai commerci, alla pesca, all’artigianato e alla cultura, non certo alla guerra; mura mai espugnate con le armi né da Annibale, né dagli Etruschi, né tanto meno dai Normanni o dagli stessi Svevi.
Enrico VI viene ricordato solo per la sua ferocia ed avidità e per gli infausti provvedimenti adottati volti ad annullare ogni parvenza di amministrazione locale.
Alla sua morte avvenuta l’anno dopo (1197), la città del golfo si sottrae al dominio svevo e, grazie ad una sua propria forza militare comandata da Goffredo di Montefusco, pone fine nel 1207 alle scorribande della soldataglia tedesca asserragliata nel castello di Cuma. Distrutto il presidio svevo, il Goffredo impartisce una dura lezione ai tedeschi di stanza a Salerno; i villaggi della provincia napoletana non vengono più assaliti e depredati.
La ritrovata autonomia della città di Napoli, come ai tempi del ducato, dura pochi anni, sino al 1215 allorchè i Napoletani sono costretti a sottomettersi a Federico II.

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